Solitaria perché non è facile trovare qualcuno con cui condividere, non conosco quasi nessuno che ami l’aringa… Ma io la trovo piacevolissima. Bisogna anche cucinarla a porte chiuse, fa piuttosto “puzzo”, ma si può tollerare a patto di lasciare poi la finestra aperta e rigovernare subito padella e piatto o almeno metterli a mollo.

Si consuma preferibilmente in giornata festiva (per ovvie ragioni), col wiskey è la su’ morte,  nell’ordine: Hibiki, Knob, Caol ila, Lagavulin, Talisker, Oban. Mi raccomando, anche se trattasi di aringa non mi ci mettete un wiskino kaòri. Il wiskey può essere leggermente allungato con acqua, volendo, ma anche no, in ogni caso, specie se liscio, dopo un pochino… fa dimenticare il molto salato dell’aringa esaltandone il sapore all’apoteosi.

Devo trovarla “d’ova”, ovvero femmina con le uova, cosa non facile.

Prendo quelle affumicate, sottovuoto, intere.

La apro con attenzione e la metto nella padella col culo grosso, un filo d’olio, copro e faccio prendere calore.

A questo punto sfumo col wiskey, un bichierino, uno short, per capirsi, coprendo subito. Sfumato il “uischi” metto uno short d’acqua e ricopro. Si fa evaporare a fuoco vivo, si lascia cuocicchiare a fuoco basso, sempre coperta.

Il wiskey insaporisce, l’acqua fa rilasciare un po’ di sale che rimane appiccicato sul fondo della padella.

10 -12 minuti di cottura, 6 per parte sono sufficienti.

Sul piatto grande (comodo per la pulitura che è quasi un’operazione di microchirurgia), una volta spellata, bagnare con Veiz’olio.

Accompagnare con pane caldo o, visto che il piatto è tipicamente festivo perché dopo un c’è verso lavorare, con pane di ieri ripassato in forno o tostato un po’.

Una bella mela, dopo l’aringa, aiuta a limitare la sete. Ulteriori 2 dita di wiskey aiutano la digestione (anche se non è vero).

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