Decesi “Bonacchese” un linguaggio discorsivo scherzoso, un po’ naif, tipico del “Bonacco” (vedi tra le prime voci) usato per consuetudine con gli amici ma spesso anche con clienti e fornitori. È fatto di espressioni dialettali, toscanismi o vocaboli tipici del pistoiese ma anche no, termini arcaici o desueti, neologismi, contratture, storpiature e onomatopeie in ogni caso quasi sempre comprensibili (anche se non da tutti), usate per decontestualizzare e dissacrare, ma senza mai mancare di rispetto. Trovandole non di rado riciclate o citate, ci è piacuto pensare alla creazione di questo piccolo “Bonaccolario”!

Bonaccolario ragionato della lingua “Bonacchese”, ovvero un po’ di vohabolario del Bonacchi.

Versione Beta (senza carotene) ultimo aggiornamento 03-01-2023

abbattuta = una battuta che vorrebbe essere spiritosa ma è di una tale tristezza che sarebbe stato meglio “abbatterla” prima che uscisse. Un infanticidio della battuta, con dignitoso onore.

apprèstito = a presto, ma usato come saluto confidenziale intendendo: a presto rivedersi, a presto ricambiare la visita. A presto restituire quel piacere di incontrarsi che è stato preso “a prestito”, come un bel libro,  ed è “obbligo” di restituire.

arrivedergliela = arriverderLa. Un “dare del Lei” rispettoso ma molto aformalizzato, usato solo con gli amici strettissimi, sia al maschile che al femminile, con evidente doppio senso, ma solo per casuali ascoltatori estranei con manifesta intrinseca perversione.

arrisentirgliela = come sopra, ma prettamente al femminile. Evocante giovanili esperienze, può essere usato solo con le amiche più strette, con evidente doppio senso come sopra. Il riferimento in realtà è ad una telefonata translata, dove la conversazione è avvenuta di persona, anziché attraverso la Meucci-ca invenzione, e che prevederebbe il più opportuno “a risentirla” dove il consunto “arrivederci” sarebbe evidentemente fuori luogo ed inappropriato. Dal momento che gli astanti non si ènno solo sentiti ma anche visti, “arrisentirgliela” transla l’apparente fuori luogo da inappropriato a Bonacchicamente appropriato ed auspicale.

Bonaccata = azione inutile o superflua tipica del Bonacco. (Di solito non dannosa e facilmente rimediabile). Conseguenza inevitabile del fare molte cose contemporaneamente, frutto di banale distrazione.

Bonacchismo = Corrente filosofica, poco nota a causa della sua manifesta eccentricità. Rivendica ideali un po’ arcaici ma categorici, non facilmente comprensibili a tutti, ma universalmente riconosciuti.
(Tra il serio ed il faceto, “bonacchizzando” il mondo… sembrerò normale!).

Bonacco = un solo Bonacchi, al singolare, intendendo per Bonacchi (plurale!) il Bonacco e suo figlio, ai più noto come “il Bonacchino”. Il termine “Bonacco”, ad onor del vero, è stato coniato (credo fortuitamente) dal M° Daniel Rivera, che qui amichevolmente ringrazio.

Bonaccolario = vocabolario ipocrifo della lingua bonacchese.

bonaséga = buona sera. Confidenziale assai, tra amici solo maschi (e/o scapoli), usato come saluto serotino o tardo pomeridiano, sottintendendo la possibilità di conludere con un assolo la salmodia del femminino assente (parafrasando, senza blasfemia, il ben noto: tutti i Salmi finiscono in Gloria.[qualora fosse Giulia, Elena, Michaela o Teresa andrà bene ugualmente]).

buhùghrrro = burro, noto anche come l'”ingrediente segreto” che tutto rende più buono. La sola pronuncia, se ben eseguita, evoca retrogusti estatici e polistirolo in aumento.

ci ènno = Arcaico toscano per la terza persona del verbo essere, ci ènno (con l’accento volutamente espresso) in ispecie quando ripetuto, diventa in Bonacchese: rafforzativo-affermativo-assoluto.
Es.: “Babbo, sono finite le patatine…”. “No no, guarda bene in dispensa: ci ènno, ci ènno“.

coNpRute con articolo: iccoNpRute = il computer, il calcolatore come si direbbe in italiano.

cuscino d’olio = un pochino, molto meno di un “letto d’olio”. Il rapporto di misure è evidente.

crocchìni = piccoli cubetti di pane tostato.

equibollente = “che bolle alla stessa temperatura”. Transla equipollente per i fluidi in cottura, ma è spesso usato col significato di equivalente in tutti i sensi, anche per gli oggetti.

fac = fax (uno, al singolare).

filme = singolare di film, italianizzando. Filmi per films, plurale.

gadòlio = wiskey o wisky. (Lo scozzese beve solo wisky scozzese, se non c’è beve wisky irlandese, se non c’è… beve gasolio. Se non c’è nemmeno il gasolio… burbon americano).

garba = piace (garbare = piacere, mi garba, mi piace, ma vale di più).

giubba = giacca.

gràtisse = grazie.

grùnding = goccio, “dammi un grunding di caffè”, meno di poco. Omofono con le tv a tubo catodico, che erano enormi, potrebbe creare confusione in chi deve servire.

fàndo = facendo. Lo sto fando, lo sto facendo or ora.

gasse = gas.

illustratissimo = illustrissimo, ma di più! Di un personaggio noto e rappresentato su pubblicazioni e sul web di cui sono disponibili molte immagini. Tante illustrazioni = tanto onore!
Es. “Illustratissimo Maèstro, le porgo i miei dispetti”.

i miei dispetti = i miei rispetti. Saluto informale per onorevoli amici “graduati”, rispettoso e dispettoso al contempo, dissacratore dell’inutile perbenismo di convenzione.

intestino = destino. Usato nel saluto di congedo, insieme spesso con apprestito, “vado al mio intestino” evoca l’urgenza di andare (tipica talvolta di situazioni di pancia) ma al contempo anche la parte arcaica e sensitiva della mente che “programma” il proprio destino “di pancia”.

ipòcrifo = è un misto di apocrifo e ipocrita.

ì = sì, in modo affermativopropositivo.

letto d’olio = il fondo del recipiente coperto d’olio per un paio di millimetri.

mi arraccomando = mi raccomando, ma con molta passione. Il raddoppio della “r” è rafforzativo, l’alfa non è privaitva, è “imperativa-arrendevole”: mi raccomando di fare così, ma se non lo fate così a comando, allora mi-arrendo, ‘zzi vostri.

molto benissimo = superlativo rafforzato… un superlativo più che assoluto 

polistirolo = colesterolo, quando usato solo in conversazioni culinarie e/o bonacchiche ricette.

prostituta = sostituta. Usabile anche al maschile, nel contesto della frase non risulterà volgare. La ragazza che stira è in vacanza, verrà la prostituta.

reumo = euro, pl. reumi. Il dolore dello spendere di euri propri.

rigovernare = gestire. Usato per la gestione, esperta, di oggetti o materie. Il riferimento è alla cura ed attenzione con cui si rigovernano le stoviglie ma translata. es. “Guarda che bel giardino! O chi te lo rigoverna?”.

rumata = una girata con il mestolo.

rummata = una sfumata di ruhm.

scogliogno = scalogno.

Sindrome Priestly = quando in una circostanza qualsiasi ti prende la irrinunciabile voglia di tornare a casa, con la medesima imperativa intenzione di Miranda Priestly nel film The Devil Wears Prada: “voglio tornare a casa mia!”

stancuccio = stracchino. Si origina dall’essere “stracco” ma non troppo.

strabiocco = molta stanchezza (sono stracco) ed un certo “abbiocco”. Uniti insieme!

soffrire = soffriggere, con una certa energia ma senza che gli ingredienti abbiano troppo calore.
Viene più spesso usato al posto di offrire, ad esempio al bar, al ristorante: soffro io, comprendendo nella generosità anche la sofferenza di portafoglio!

sudare = è quasi un soffritto, ma più leggero, il gasse deve essere basso basso, si aggiunge un pochina di acqua perché la temperatura non superi i 100°, porro, cipolla, scalogno che sia sembra quasi che “sudino” invece di soffrire (leggi soffriggere).

rose di Marino = rosmarino (ramerino in toscana).

ssssiampagne = champagne. Quella roba che si beve volenieri, tendenzialmente francese e possibilmente alla giusta temperatura.

ssssiampagnino = champagne, ma più modesto di valore.

stenterello = fare stenterello, con riferimento alla maschera ma con significato di dover stendere una lavatrice di panni e farlo stentando in modo quasi comico (fa parte delle mansioni proprie del disperate babbi house).

molto benissimo = Più che bene, ma di più! (Non propriamente corretto ma decisamente rafforzativo assoluto).

mangialla = mangiarla.

polistirolo = leggi “colesterolo”.

Vezi’olio = olio d’oliva, olio di olivae, olio fatto con olive vere e nostrane. Olio!. Me ne procura a sufficienza il Dr. … Vezio, anche se ad onor del vero a novembre ricevo in omaggio estratti di frangiture freschissime anche da Catia, Carmine, Ugo ed altri amici agrofili.

volendolòn = volendo, volendolo  noi, ma con una certa convinzione.

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